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Il cemento ha mangiato i sentieri, gli alberi, il mare, va più veloce di noi. Ci parlano di progresso, di crescita economica, dicono che è necessario per noi, che ci fa stare bene. Ma poi, se ti guardi attorno, non puoi convincerti che l'acqua che scorre nei fiumi, sporca degli scarichi industriali, e che si abbatte sull'erba annerita dallo smog, sia un bene per davvero. Ci danno sogni continuamente, ci hanno detto che dobbiamo realizzarci nel mondo, in un ambito sociale, essere funzionali allo sviluppo, perché noi siamo determinati dalle nostre stesse società e non ha importanza se per farlo dobbiamo smettere di cercare sensazioni autentiche. Ma come possiamo comportarci se ci dicono come dobbiamo essere e cosa dobbiamo fare, se mentre ci parlano di dignità ce la portano via, se ci danno dei valori che sono scontati e superficiali e noi, rintontiti dal tintinnio delle casse dei centri commerciali, nemmeno ce ne accorgiamo? E dicono che le grandi opere sono necessarie, che dobbiamo guardare al futuro, che le crisi sono passeggere, che andrà per il meglio; perché tutto è fatto su misura. Cosi abbiamo scelto di vivere in condomini infiniti che tagliano il cielo mentre noi, piccoli come formiche, li guardiamo dal basso con gli occhi irradiati dallo stesso sole che si sgretola sui riflessi delle finestre, senza riuscire a toccare terra. Abbiamo dato contorni materiali al nostro gusto estetico, costruito piazze e monumenti, dato nomi a cose e persone, ci siamo presi il diritto di abbattere foreste, animali, di uccidere altri uomini, di chiuderli in gabbia dicendo semplicemente che è giusto cosi. E continuiamo a fare esperimenti e ricerche,  abbiamo costruito fabbriche per alienare i nostri simili, fabbriche per triturare animali, laboratori per vivisezionarli e ogni scusa termina sempre nella retorica della superiorità/sopravvivenza. Ma ancora più palesemente ci sentiamo in diritto di giudicarci, di odiarci, di ammazzarci a vicenda, di prendere le distanze dai nostri simili, di dare ad altre persone l'appellativo di diverso. Compriamo armi perché dobbiamo difenderci dai nemici, creiamo culti e ideologie in cui darci un senso, che poi se lo guardi un po meglio è insipido e scontato. E cosi in nome di un idea bombe, cavi elettrici, corpi bruciati e deformi, luci intermittenti che si spezzano lungo il filo spinato, recinzioni, raffiche di mitra, palazzi distrutti, urla, lacrime, botte..e tutto per un pugno di spiccioli o uno strascico di notorietà. E davanti a tutto ciò come si può non sentirsi impotenti? Ma se si riesce a superare il giudizio sociale e culturale, se si riesce a scavalcare la barriera dell'ideologia, ci si può rendere anche conto che i nostri sguardi non sono poi cosi dissimili, ma anzi, a volte sono complici, perché le sensazioni che proviamo non sono singole e specifiche, ma sono parte costituente dell'interiorità di tutti. E le nostre risate quando sono sincere riescono a coprire quel vuoto che lascia l'amarezza della solitudine, riescono a riempire l'aria, a suonare dolci come il Chiaro di luna, a dare un conforto che sa calmare il fiume in piena del collasso nervoso. E in fondo è solo da questa complicità che possiamo far partire un amore sensato, quello per il rifiuto.

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